DRFTY«Riteniamo che quei documenti in formato elettronico facciano parte del materiale rubato dagli archivi informatici dell’imprenditore Alberto Filippi e della sua azienda». È quanto sostiene l’avvocato Cesare Dal Maso, legale dell’imprenditore-senatore della Lega Nord, in merito al file – sul caso Cis e non solo – che, nei giorni scorsi, l’ex consigliera comunale Franca Equizi ha consegnato ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa e che, pochi giorni prima, aveva lei stessa trasmesso alla procura di Venezia come parte integrante di un esposto sulla vicenda della maxi area di Montebello, crocevia di mille interessi e polemiche. Equizi ha spiegato di aver ricevuto quelle “carte” nella cassetta della posta in forma anonima e di non conoscerne l’origine.
Ha le idee chiare, invece, il senatore Filippi, che ha presentato denuncia: egli sostiene che quei documenti facessero parte del materiale informatico che fu sottratto dal sistema informativo della sua azienda Unichimica; era l’estate del 2009 e in quell’occasione sparirono file relativi a documenti commerciali, privati, politici ed istituzionali dell’imprenditore-senatore. Pochi mesi dopo la polizia indagò per quel “furto” Tiziano Arca, 43 anni, di Arzignano, ex manager di Unichimica.
Ora, secondo quanto sostiene l’avvocato Dal Maso, «è una prima parte di quel materiale ad essere stata divulgata».
Divulgata e pubblicata su internet. I documenti che Equizi ha consegnato alla stampa sono stati pubblicati in forma integrale sul sito web di Vicenza Più. Si tratta di una sessantina di pagine, perlopiù contenenti documenti privati sul caso Cis. Contro la pubblicazione, Filippi ha presentato un esposto, sulla base del quale si è mossa la procura. Il pm Severi, con un decreto di sequestro preventivo, ha disposto “l’oscuramento” di due pagine sulle 62 pubblicate sul web: si tratta di una lettera privata in cui Filippi esprimeva doglianze sul “trattamento giornalistico” di alcune vicende da parte del Giornale di Vicenza. Secondo la procura, si configura l’ipotesi di “rivelazione del contenuto di documenti segreti”, che non è ammessa dal codice penale. La procura, tuttavia, non è entrata nel merito per quanto riguarda l’origine di quei file.
Per Dal Maso, invece, non ci sono dubbi che si tratti di parte del materiale a suo tempo rubato dai computer di Unichimica. «Parlo per conto di Alberto Filippi che da questa vicenda è disgustato. Ci tuteleremo in tutte le sedi – conclude l’avv. Dal Maso – affinché non siano utilizzati i file rubati, sia a scopo commerciale che a scopo politico».

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