Vicenza, nel 2008 era stata accusata di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata all’acquisto di automobili di grossa cilindrata

Vicenza 27 09 05 Michela Morellato Vito T. Galofaro

Vicenza 27 09 05 Michela Morellato
Vito T. Galofaro

VICENZA – Michela Morellato lo aveva sempre sostenuto :«Io con questa storia non c’entro nulla, mi sembra di vivere in un film». Dopo due anni di attesa è arrivata la decisione del tribunale di Messina che l’ha prosciolta dalle pesantissime accuse di associazione per delinquere finalizzata alla truffa facendole tirare un sospiro di sollievo. La nota Pr vicentina 23enne, ora mamma di una bambina che nel 2006 balzò agli onori della cronaca nazionale per aver denunciato il noto giornalista sportivo della Rai Amedeo Goria che le avrebbe fatto delle audaci avance dopo una cena nel Vicentino (la vicenda è chiusa con un congruo risarcimento), era stata tirata in ballo da un gruppo che secondo le accuse comprava auto di grossa cilindrata grazie ad alcuni finanziamenti ottenuti con certificazioni fasulle e quindi poi le rivendeva, incassando così il danaro senza pagare però le rate della autovetture. Una bufera che nel 2008 coinvolte a vario titolo 16 persone indagate per aver costituito un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa.

Nel calderone era finita anche la Morellato, su cui scattò anche una perquisizione in casa, a causa di alcune intercettazioni telefoniche con alcuni degli indagati che l’avevano consigliata per un acquisto di un’auto. La polizia siciliana, coadiuvata dalla squadra mobile di Vicenza, aveva fermato per quelle accuse Santo e Giuseppe Santoro, di 58 e 34 anni, Torri di Quartesolo, Giuseppe Annone, 28 anni, anch’egli di Torri, Sebastiano Lo Iacono e Carmelo Grasso, 52 anni, di Catania e Messina. Questi ultimi invece sempre ieri sono stati rinviati a giudizio dal gup messinese. «Grazie al mio avvocato Cesare Dal Maso – commenta la pr -che ha sempre creduto in me sono uscita vincente e soprattutto innocente. È stata un’esperienza forte che ora mi gettò alle spalle dopo quella essere stata coinvolta e prelevata da casa mia alle 3 di mattina dalla polizia. Avevo solo 21 anni e in quel frangete ho passato uno dei giorni più deludenti e brutti della mia vita. Ero stata additata come ‘colpevole’ prima ancora di un processo. Adesso è tutto finito».

Tommaso Quaggio
16 giugno 2010

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