Perquisizione disposta dalla Procura di Belluno che accusa Luca Alfonsi di dichiarazione infedele per non aver emesso la ricevuta nella vendita di quattro brillanti da 1 milione al senatore bresciano del Pdl Riccardo Conti

LaPresse31-03-2012 Firenze, Italia cronaca Blitz della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle Entrate su Ponte Vecchio a Firenze, per controlli fiscali alle botteghe orafe. L'operazione è scattata stamani e ha riguardato la verifica di scontrini e ricevute fiscali. Nella Foto: La Guardia di Finanza su Ponte Vecchio

LaPresse31-03-2012 Firenze, Italia
cronaca
Blitz della Guardia di finanza e dell’Agenzia delle Entrate su Ponte Vecchio a Firenze, per controlli fiscali alle botteghe orafe. L’operazione è scattata stamani e ha riguardato la verifica di scontrini e ricevute fiscali.
Nella Foto: La Guardia di Finanza su Ponte Vecchio

”Un blitz di proporzioni hollywoodiane”. Aveva commentato con queste parole lo sbarco della Guardia di Finanza a Cortina d’Ampezzo del 30 dicembre 2011. A un anno e mezzo di distanza l’ex assessore al Commercio della Perla delle Dolomiti, il gioielliere Luca Alfonsi, è finito nel mirino della Procura di Belluno che lo accusa di dichiarazione infedele per non aver emesso la ricevuta nella vendita di quattro brillanti del valore di un milione di euro. A comprare i preziosi era stato il senatore bresciano del Pdl Riccardo Conti, che aveva pagato con assegni non coperti ai quali sono seguiti dei bonifici bancari.

Alla notizia, riportata dal Gazzettino, ha portato Alfonsi alle dimissioni dalla presidenza dell’Ascom di Cortina, l’associazione locale degli commercianti al centro del contestato blitz delle fiamme gialle del Capodanno 2011. Insieme a questa comunicazione, il legale di Alfonsi, Cesare Dal Maso, ha comunicato ieri al quotidiano veneto la sua versione dei fatti.  Il legale del gioielliere sostiene che la vicenda contestata sia stata già chiarita con il Gicodella Finanza di Roma e che si tratterebbe di un’operazione fiscale sospesa. In particolare l’ex assessore sostiene di aver bloccato la vendita dopo essersi trovato nell’impossibilità di incassare il corrispettivo pattuito, mentre il politico avrebbe manifestato l’intenzione di restituire i gioielli. Quindi, sempre secondo l’accusato, la situazione sarebbe ancora in stallo e Alfonsi non avrebbe visto nemmeno un euro, motivo per cui la vendita non è stata messa a bilancio.

Fatto sta che la Guardia di Finanza ha eseguito una perquisizionenelle due abitazioni ampezzane di Alfonsi e nei negozi di Cortina e di Portofino dove ha sequestrato due computer e numeroso materiale contabile e al momento indaga per frode fiscale, contestando al gioielliere la violazione dell’articolo 4 del decreto legislativo 74/2000. L’inchiesta è coordinata dal procuratore Francesco Saverio Pavone, che ha firmato il decreto per l’operazione.