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I carabinieri di Dueville verso il processo. Nei giorni scorsi, il pubblico ministero Luigi Salvadori ha chiuso la clamorosa indagine sulle attività ritenute illecite che sarebbero state compiute dai militari della stazione, che avevano scatenato una serie di prese di posizione un anno e mezzo fa. Come è noto, l’indagine aveva portato a 5 divieto di dimora per altrettanti carabinieri che erano stati spostati da Dueville. Ora, al termine degli accertamenti, emerge come la procura proceda per 11 di loro; la posizione del dodicesimo, il carabiniere scelto Salvatore Inferrera, è stata stralciata per l’archiviazione. Oltre agli 11 uomini in divisa risultano indagati anche due immigrati, accusati di spaccio: erano coloro contro i quali i carabinieri operavano. Sono stati raggiunti dall’avviso di chiusura delle indagini preliminari l’ex comandante della stazione, il maresciallo Giuliano Forlano, 44 anni (è difeso dagli avv. Marta Rossi e Gaetano Franzese); i marescialli Francesco Franzese, 42 anni, e Paolo Speciale, 42 (avv. Andrea Balbo e Francesco Rucco); l’appuntato scelto Vincenzo Abram, 41, e i carabinieri scelti Angelo Landolfa, 27, e Antonio Laricchia, 28. Per tutti questi era stata chiesta la misura cautelare, firmata dal Riesame per tutti tranne che per Forlano. Ancora, risultano indagati i carabinieri scelti Fabrizio Belmonte, 30 anni (avv. Cesare Dal Maso e Michela Betto), Giampiero Di Risio, 34, Umberto Restivo, 34, Roberto Tesse, 34, e Giuseppe Minotti, 30. Infine, l’inchiesta coinvolge i marocchino Wissam Fajr, 21 (avv. Sara Motta) e Abdelilah Aouinati, 20 (avv. Gianluca Alifuoco). Questi ultimi due sono accusati a vario titolo di spaccio di hashish e cocaina, furto (ai danni del negozio “Fior idee di Meli”, Fajr in concorso con Giorgio Dalla Fontana), rapina e lesioni (ai danni di Andrea Zanollo e Laura Bernardi, Fajr con Marco Motterle e Dejan Bogdanovic). I carabinieri, invece, sono accusati a vario titolo di sostituzione di persona, falso, peculato, concussione, concorso in spaccio, soppressione di documenti, rifiuto di atti d’ufficio e favoreggiamento. L’assunto del pm è in relazione ad alcune indagini avvenute nel 2011. Fu la guardia di finanza, impegnata in un’altra operazione antidroga, a segnalare in procura che aveva intercettato uno straniero che parlava al telefono con i carabinieri. L’indagine fu affidata – a testimonianza del fatto che l’Arma a Vicenza è ritenuta dalla procura più che affidabile – agli stessi carabinieri del nucleo investigativo. I militari, secondo il pm, avrebbero utilizzato come agenti provocatori degli spacciatori. Modalità non ammesse in casi del genere. Le difese reagiscono con forza a queste ipotesi, ritenendo che i carabinieri abbiano agito in maniera corretta, rispettando la legge, e senza violazioni. Adesso gli indagati avranno 20 giorni di tempo per farsi interrogare; poi la procura valuterà se chiedere il processo o l’archiviazione. D.N.

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