La Procura: è una delle ipotesi. L’amministratrice del locale rientra in anticipo dalle ferie: sarà sentita dagli inquirentidi Fabio Poloni

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SPRESIANO. «Non escludiamo la pista dell’intimidazione di tipo mafioso». Lo hanno pensato tutti, ma ora a metterci il timbro è il sostituto procuratore Laura Reale, titolare del fascicolo aperto dalla Procura dopo l’attentato incendiario di domenica sera contro il Divino Gourmet, ristorante nel complesso delle Bandie a Lovadina di Spresiano. L’amministratrice delegata della Bocon Divino Srl, società di gestione del locale, rientrerà in anticipo dalle ferie: i carabinieri vogliono sentirla al più presto per capire cosa ci possa essere dietro l’attentato.

Un’auto rubata, usata come ariete per sfondare la vetrata della barchessa che ospita il locale, infine l’incendio appiccato dopo aver cosparso di benzina gli interni del locale. Di certo non si è trattato di un semplice avvertimento: è stata un’azione violenta, mirata, eclatante. Vendetta? Regolamento di conti? Racket? Nessuna ipotesi viene esclusa, «nemmeno quella dell’intimidazione mafiosa».

Se fosse racket, sarebbe un pessimo segnale per tutta la provincia: queste le parole di Remo Mosole, imprenditore della ghiaia, proprietario del complesso immobiliare della Bandie che attorno al laghetto ricavato dalla vecchia cava ospita hotel, due ristoranti, spa, palestra con piscina. «Ma noi non abbiamo mai ricevuto minacce né intimidazioni»: dopo i Mosole (padre Remo e figlio Renis), anche chi lavora nel locale ripete il ritornello. Nello specifico, è uno degli chef del locale a sottolineare: «Non è neanche pensabile che si possa trattare di racket. Non so cosa ci possa essere dietro, ma noi non abbiamo ricevuto minacce né intimidazione, e neppure richieste di denaro. Lo escludo nella maniera più assoluta».

Un anno fa, il 2 agosto 2014, il locale ha vissuto un cambio di gestione dopo quattro anni a insegna “Bocon Divino”. La società che lo controlla, però, è la stessa, e anche l’amministratrice delegata, Giada Floriani, 39 anni, di Breganze (Vicenza). La donna in questi giorni è in vacanza, in crociera, ma come detto rientrerà in anticipo per essere sentita dagli investigatori: sarà a Treviso probabilmente già sabato, al più tardi domenica. Carabinieri e Procura vogliono capire quale sia l’assetto societario e se un eventuale movente si possa celare lì, dietro qualche tensione tra soci, ex soci o aspiranti tali. Contattata al telefono, comunque, anche lei è caduta dalle nuvole: non so chi possa avercela con noi, ha detto ai militari.

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I carabinieri ieri hanno terminato il lavoro di analisi e perizie sulla scena del crimine. «I danni sono ingenti, ma per fortuna non è stata intaccata la struttura della barchessa», dice lo chef, «attendiamo una stima dal perito per quantificare la spesa per rimettere tutto in sesto. Contiamo comunque di riaprire entro dieci giorni, al massimo un paio di settimane. Per fine agosto saremo operativi, vogliamo andare avanti». Un segnale, anzi, un contro-segnale forte a chi ha voluto sfregiare l’attività: siamo pronti a ripartire, a testa alta.

 

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